“E se ti dicessi che questa storia è vera?” È davvero esistito un bambino cresciuto tra i lupi? – La storia vera di Dina Sanichar che ha ispirato Mowgli
- Cristina De Santis
- 4 giu
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 giu
Scoperto in una tana nel 1867, Dina Sanichar camminava a quattro zampe, non parlava e si comportava come un animale. Una storia vera che ha ispirato leggende.
Ci sono storie che sembrano leggenda…eppure sono scritte nella realtà, tra silenzi, misteri e domande senza risposta.
Quella di Dina Sanichar non è un’invenzione. È una vicenda documentata, ma così estrema da sembrare uscita da un libro o da un film. Un bambino trovato tra i lupi, incapace di parlare, che non imparò mai a vivere davvero come un uomo.
L’ho letta anni fa. E non l’ho più dimenticata. Perché ci ricorda che non tutti iniziano la vita nello stesso modo. E che a volte, il confine tra umano e animale… è più fragile di quanto crediamo.
📖 “Il ragazzo che ringhiava” – Storia giurata di Dina Sanichar, il bambino cresciuto con i lupi
Nessuno sa con certezza dove nacque. Né come finì lì, nella foresta.
Era il 1867, nei pressi di Bulandshahr, nel nord dell’India. Un gruppo di cacciatori notò strani movimenti tra gli alberi. Li seguivano da giorni, convinti che si trattasse di un branco di lupi. Ma quello che videro, nascosto nella tana insieme agli animali, li lasciò senza parole.
Un bambino.
Nudo. Ricoperto di sporcizia. Le mani e i piedi piegati come zampe. Gli occhi selvaggi. I movimenti rapidi, felini. Ringhiava.
Lo portarono via con la forza. E da quel giorno cominciò la seconda vita di Dina Sanichar, il nome che gli fu dato all’orfanotrofio di Agra, dove venne accolto dai missionari.
Dina non parlava. Non camminava dritto. Si muoveva a quattro zampe. Si nutriva solo di carne cruda. Mordeva tutto ciò che gli capitava vicino. E dormiva raggomitolato come un cucciolo.
Per anni tentarono di insegnargli a parlare, a usare le posate, a comportarsi come un essere umano. Ma Dina non parlò mai. Non sorrise mai. Non rispose mai a un nome, né mostrò di riconoscere il proprio riflesso.
Si adattò solo in parte alla vita tra gli uomini. Smetteva di ringhiare solo in presenza di un altro orfano con comportamenti simili a lui. Un altro “bambino selvaggio”.
Visse nell’orfanotrofio per oltre vent’anni. Morì nel 1895, a circa 35 anni, forse per complicazioni legate al fumo: aveva imparato solo una cosa dagli uomini, ed era l’abitudine di fumare sigarette.
Dina Sanichar è forse l’ispirazione più diretta per la leggenda di Mowgli, creata anni dopo da Rudyard Kipling nel Libro della Giungla.
Ma a differenza del personaggio letterario, Dina non parlava con gli animali. Non tornò mai a essere “normale”. Forse perché non era mai stato un bambino come gli altri.
Era ciò che la natura, e forse l’abbandono, avevano voluto che fosse: una creatura a metà, tra l’uomo e la bestia.
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